La consapevolezza e i suoi effetti collaterali

In diverse circostanze quotidiane ci viene, spesso, chiesto di avere consapevolezza di quanto avviene… ma mai nessuno ci dice cosa sia la consapevolezza e soprattutto come si raggiunge.
In qualsiasi vocabolario della lingua italiana alla parola consapevolezza corrisponde il significato di “essere informati”
Può sembrare quasi scontato, e soprattutto semplice, in fondo essere informati su un dato evento è semplice, basta chiedere a qualcuno, documentarsi, leggere sul giornale, parlarne in un pub o ancor di più su un social… allora cosa c’è, o meglio cosa fa sembrare così difficile l’essere consapevoli?
Onestamente credo che la consapevolezza non sia questo… essere consapevoli vuol dire avere coscienza di cosa si sta facendo, come vengono da noi gestite le circostanze a volte avverse della vita, quali sono le conseguenze. Ma non è sempre facile! Basti pensare che ogni giorno, ognuno di noi, mentre è preso dalla propria quotidianità “accompagnare i bambini a scuola, fare la spesa, andare a lavorare, chiamare il commercialista, pagare le bollette, andare dal dentista, tenersi in forma facendo jogging” ed altro ancora, difficilmente è capace di fermarsi e chiedersi: “ma dove sto correndo? Cosa sto facendo? E perché lo sto facendo?
Insomma risulta faticoso chiedersi di acquisire coscienza delle proprie azioni quotidiane, perché questo significherebbe essere consapevoli di quella che è la propria vita.
Un prezzo troppo alto da pagare? Non so. Se usato bene può solo essere un vantaggio. Credo che la consapevolezza non porti con se solo dolore o fatica, non chiede impegno e rinuncia, permette di gestire meglio quelle che sono le proprie risorse, le proprie potenzialità.
Essere consapevoli di quanto si abbia “un debole” per la cioccolata, che in fondo si sa quanto faccia ingrassare, può aiutare a non cadere nel peccato della golosità.
Conoscere il proprio temperamento aggressivo può permettere di dosare la forza di fronte ad alcuni eventi, o meglio ancora scegliere di non invischiarsi in quelle situazioni dalle quali sarebbe difficile uscirne.
Sapere che si è profondamente invischiati nei rapporti disorganizzati della propria famiglia è un modo per riuscire a gestire situazioni critiche come quelle in cui nostro marito o nostra moglie, nostro padre o nostra madre, ci chiedono di utilizzare il nostro unico week-end libero per aiutarli a fare qualcosa che a noi sicuramente non va di fare.
Essere consapevoli di avere una malattia sicuramente non consente di guarire, ma di certo permette a colui che sta male di scegliere come gestire il suo dolore, come affrontare ciò che è il proprio percorso di vita.
La consapevolezza richiede sacrificio, impegno, ma credo che possa dare i suoi frutti.
Non sempre da soli si può riuscire in quest’impresa, ma a volte rivolgersi ad un professionista può aiutare.
Qualcuno, o forse tanti possono scegliere di vivere una vita intera nella non consapevolezza, nel profondo mondo inconscio, ma chiunque fa questa scelta, in fondo è consapevole di scegliere di essere inconsapevole.