Sì, mamma, non lo faccio più!

Quante volte genitori e insegnanti desiderano sentir dire dai bambini: “non lo faccio più!”, o meglio ancora “lo faccio subito!”, ma presto si ritrovano con una nuova marachella o con un bimbo che non vuole ubbidire…

Ma che cos’è l’obbedienza, e come si può conquistare da un bambino?

Se può interessarti continua a leggere, e proviamo a scoprire insieme se qualche modo c’è per farsi obbedire dai propri figli, nipoti, o alunni, senza dover perdere la voce o dare punizioni.

Partiamo dal presupposto che se un bambino non sa cosa desidera o come ottenere ciò che vuole, difficilmente potrà essere un bambino obbediente. Le conquiste sono progressive.

Un bambino sicuro di sé, capace di ascoltarsi e che vive in un ambiente con regole (e non punizioni), potrà imparare ad ascoltare l’altro e quindi obbedire.

Perché questo avvenga è necessario rispettare la sua libertà d’azione e le sue scelte, ogni volta che è possibile, consentendogli di fare ciò che desidera o sente di avere bisogno.

È necessario, però, che si realizzino alcune condizioni:

In primis, è fondamentale che l’adulto di riferimento funga da base sicura (Bowlby); cibo, calore, affetto e protezione, sono bisogni indispensabili alla sopravvivenza di ogni piccolo, fin dalla sua nascita. Essere gratificato nei suoi bisogni, accolto, valorizzato e protetto è importante per la sua crescita evolutiva e per lo sviluppo della capacità di stare al mondo.

Ciò aiuta ad imparare di essere nella mente degli altri e ad ascoltare la propria mente, che è la prima a dare ordini a se stessi.

La pedagogista Maria Montessori sosteneva, infatti, che ogni bambino prima di ascoltare l’adulto interroga e ascolta se stesso, il proprio istinto e le proprie esigenze, il “maestro interiore”, il precursore dello sviluppo della sua volontà.

Perché un bambino impari ad obbedire, deve farlo passando prima da sé, imparando ed esercitandosi ad obbedire a se stesso; ma affinché questo accada è necessario che impari a rispondere ai propri desideri, senza demordere mai.

In questo modo, viene aiutato e abituato alla sequenza “desidero-agisco-ottengo”, la conquista del primo grado dell’obbedienza (che si completa intorno ai due anni di vita). Ebbene sì, la Montessori afferma che l’obbedienza si può conquistare attraverso tre passaggi, tre gradi dell’obbedienza, e questo è il primo.

Il passaggio al secondo prevede che il bambino impari e si alleni a rispondere alla volontà altrui (che va dai 2 ai 4 anni di vita), in cui tenta di agire in risposta a delle richieste degli altri, rinunciando al proprio volere.

Ma perché questo accade è necessario che le richieste fatte al bambino rispettino dei canoni:

– la comprensibilità, e quindi adeguato alle sue competenze di comprensione ed azione e comunicate con chiarezza (chiedere ad un bambino di tre anni di riordinare la propria stanza è certamente complesso rispetto a indicargli di sistemare le macchinine nella scatola dei giochi);

livello di sacrificio richiesto, ovvero se un bambino è impegnato in un’attività, è molto più difficile orientarlo verso un’altra azione (ad esempio, poniamo che stia lavando le mani, è inopportuno chiedergli in quel momento di sedersi subito dopo a tavola, ma attendere che finisca prima quell’azione);

condizione psico-fisica, nel senso che fare una richiesta ad un bambino riposato, sazio e sereno consentirà di ottenere una risposta collaborativa certamente di più di quando non lo è;

– possibilità di seguire il proprio volere, ovvero provare a tener conto dei suoi desideri e di fare delle richieste aiutandolo a rispettare anche quella che può essere la sua volontà.

In questo modo sarà più semplice insegnare al bambino ad obbedire, e soprattutto lo aiuteremo a raggiungere il terzo grado dell’obbedienza, che si sviluppa durante la scuola primaria; il bambino, a quell’epoca, si confronta con figure adulte diverse dai propri genitori, comincerà a proiettare il suo interesse verso la comunità, in cui sperimenta che con la collaborazione e partecipazione può ottenere gioia e soddisfazione. È fondamentale che gli adulti, che si relazionano con il bambino (insegnanti, educatori, allenatori), si riconoscano come fonte di ammirazione e portatori di sapere, per cui possono ottenere senza fatica obbedienza, pertanto, è opportuno ponderare le richieste. Nel terzo grado, infatti, l’ubbidienza è diretta verso una personalità della quale il piccolo sente la superiorità.

La capacità di essere obbedienti, quindi, è una conquista graduale, che si può favorire solo rispettando la libertà del bambino e le sue scelte ogni volta che è possibile farlo; l’ubbidienza può anche essere considerata una caratteristica della natura, infatti il suo sviluppo è come una specie di evoluzione e rappresenta il punto di arrivo di un lungo processo di perfezionamento” (Maria Montessori, “La mente del bambino”).